Prime uscite in casa
Second Sleep, l’erede della fu Long Long Chaney da Treviso. In realtà la più parte dei materiali è fuori già da novembre 2007, ma tra una cosa e l’altra sono riuscito a mettere le mani sul “batch” solo recentissimamente, in occasione di una calata di Matteo/Kam Hassah (che di Second Sleep è il factotum) qui a Roma. Andrebbero spese due parole sul motivo che ha portato il pot-addicted di cui sopra dalle parti della capitale: sostanzialmente, si trattava di un party presso l’Accademia Americana, in cui il nostro si esibiva assieme a Nico Vascellari. Fa un certo effetto assistere alla performance di due tipi che rantolano e si dimenano per terra, circondati da pedali ed effettacci vari, negli scintillanti ambienti di una villa sette/ottocentesca in posizione Gianicolo, con tanto di vista panoramica su Roma, stucchi, affreschi e che so io. Ma è inutile che sto a raccontarvi storie, vere attrazioni del party erano birra gratis, cibo gratis, e persino sigarette gratis (Lucky Strike, per la precisione): insomma, il paradiso! A fine serata ho visto anche Vascellari cimentarsi in un bellissimo ballo mongoloide-style al suono di non mi ricordo più quale classico electro periodo ’80 (a fine party c’erano i dj, ovviamente), in ogni caso, complimenti agli americani per i loro wurstel con crauti, la birra Hell (mai sentita prima), e le drag queen.
Tornando a noi: Endless Sea è il nuovo progetto dello stesso Matteo Second Sleep, e rispetto ai materiali firmati Kam Hassah posso dirvi che qui le cose si fanno parecchio più incazzose. Di fondo resta quell’attitudine nera, buia, disgraziata che sempre informa le uscite curate dal nostro, e a voler tagliare le cose con l’accetta possiamo dire che se Kam Hassah è la sua prova per droning cimiteriale, Endless Sea si situa approssimativamente presso lidi più prossimi a certa power electronics con accenti black noise. La registrazione è, inutile stare a ribadirlo, infame, e come spesso capita contribuisce in maniera decisiva al risultato finale: roba involuta, tutta pancia e intestini, urla (o almeno quelle che sembrano tali) che emergono a stento sotto un’eruzione di mondezze varie, per due lunghi brani che paiono l’ultimo Prurient seviziato da un ghoul. È divertente notare come, quasi per sbaglio, in mezzo a tanta empietà compaiano di tanto in tanto fantasmi di melodia (credo del tutto involontari) che fanno pensare a un nastro dei Beherit lasciato a squagliare sotto il sole. Dicevo sopra che le prime uscite della Second Sleep risalgono a novembre, ma questo “Hunter’s Song” è in effetti una novità: addirittura, sul sito dell’etichetta, ancora non è riportato tra i materiali in catalogo.
Alla infornata inaugurale appartiene invece “Downhead Rabbit Tarots” di Knunn, che altri non è se non Lexes da Napoli, pure lui titolare di un’altra etichetta prematuramente scomparsa, la Scarbox. Il nastro in questione è a tema magico-esoterico, o almeno così sembrerebbe visti i titoli e i riferimenti agli arcani dei tarocchi, ma – a parte tutto – la cosa importante è questa: Knunn, nonostante sia di Napoli, non deve aver mai visto la luce del sole. Questa almeno la mia teoria, suffragata per quel che mi riguarda dall’ascolto di un’ora asfissiante a base di synth ultradistorti, versi osceni, e ignominie antimusicali di tutti i tipi. Formule come “rabbia compressa”, “devasto trattenuto” eccetera hanno un che di ridicolo, concordo, ma ecco, le ho usate, e quindi capite da voi. Insomma: un gran casino, e anche una grande prova, soprattutto sul secondo lato: idealmente siamo molto vicini a quanto detto a proposito di Endless Sea, e visto che la carta del ghoul l’ho già giocata, qui mi tocca evocare il divino Tuchulcha e raccomandare il nome di Knunn allo Zatlath Aithas degli inferi etruschi. XURUVA UNUTH! HATRTHI!
2 commenti:
ok, però se esce la pizza knunn te la magni tu...
Satana di Napoli
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