Le cose da fare, al contrario dei soldi, si accumulano anche qui. Parleremo presto delle cassette di Slasher's Risk, Saints e Nonhorse, uscite sempre per l'interessante Abandon Ship Records di Nate Rulli, ma per ora occupiamoci di questi tre dischetti . Il formato è quello classico, un agile 3" che ormai potete trovare un po' ovunque, primi fra tutti i tipi della Chondritic Sound che da anni ne hanno fatto un marchio di fabbrica. La decisione più saggia in questi casi è cominciare dalla cosa meno rumorosa fino ad arrivare a quella più deragliante e quindi i primi a cadere sotto i colpi del dio Pillaloo sono senz'altro i Nessmuk. Il progetto di Kevin Moist (il sito recita più o meno: già coinvolto con Clever Spots e Evening Fires, e qui coadiuvato da due altri loschi figuri che si firmano solo con le iniziali) è di stampo essenzialmente chitarristico. Qualche buono spunto lo ritroviamo nei crescendo di Station Signals e Everything Living Glows, a cavallo di riverberi, suoni manipolati e sovrapposizioni. Ammetto che non mi viene in mente molto altro da dire perché i tre pezzi in questione parlano chiarissimo. Per ora niente di eclatante quindi, soprattutto se non siete appassionati del genere o siete cresciuti a pane e Malmsteen.
Meglio affidarsi alle chitarre vere e proprie (o sarà il solito basso camuffato da sei corde?) e passare ai The Pope che tirano fuori senz'altro un bel titolo - "Do You Wanna Boogie?" - ma anche una serie di canzoni che profumano di Lightning Bolt come pochi. Niente di male naturalmente, anzi, ma anche niente di originale e non ci si lamenti che per parlare di loro si debba tirare fuori il nome del gruppo di Providence: i ritmi sparatissimi, la vocina cantilenante (proprio quella voce lì) e le schegge di follia noise-rock non lasciano adito a dubbi. Il tutto per neanche undici minuti. Senza contare che i primi quattro pezzi sono praticamente identici, un calco uno a uno di sé stessi, con l'unica variazione per Grandma's Mountain Boogie che ha tempi leggermente più dilatati e tenta qualche variazione formale. Bisogna comunque indagare sul duo Brian Watson & Paul Kneejie, visto che loro materiale si trova, oltre che sulla Kill Shaman dello stesso Kneejie, anche su Satellite City, Pacific Rock, Rococo e Wantage USA.
Finiamo in bellezza con "Live in Paris" dei Gang Wizard: contiene un unico brano di diciotto minuti, che non ho la più pallida idea di quale sia, ma fa decisamente il suo sporco dovere. Il gruppo capitanato da Brian Miller si è costruito negli anni una fama più che giustificata e questo dischetto merita di essere annoverato fra le prove migliori di una discografia nutritissima, merito ancora maggior se si pensa appunto che di semplice registrazione live si tratta. Qui in formazione a sei i Gang Wizard danno vita di volta in volta ad accartocciamenti no-wave, noise car crash, allunghi free e sospensioni elettroniche in un caleidoscopio che gira senza lasciare scampo all'ascoltatore. Scordate i nomi di altre band che vengono associate di solito ai Gang Wizard perché in certi casi è inutile fare il censimento delle influenze di un gruppo: gira e rigira l'unica cosa che conta è quello che esce fuori dalle casse e non da dove arriva.
15 aprile 2008
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2 commenti:
mi ricordo che ascoltai i pope tempo fa e non mi piacquero per niente. però coi lightning bolt c'entravano poco... se adesso sono diventati una copia dei due brian, magari provo a ridargli una possibilità. se fatte bene, le copie sono sempre ok.
qua si rischia il plagio... non so prima che combinassero però... ora ho provato a cercare e mi sembra di non essere stato il solo a fare il nome dei LB...
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