1 marzo 2008

A Middle Sex - "A Muddled Hex" (Blackest Rainbow, 2007)

Gli A Middle Sex non sono “noisers” e non fanno “merda-music”, quindi presumo vadano ascritti alla voce “locuste”. Personalmente ho sempre provato un sano ribrezzo verso qualsiasi essere a più di quattro zampe (cavallette e simili poi, sono ai piani alti delle mie antipatie), ma nel caso specifico non posso che esultare: se queste sono le locuste che ci interessano, lunga vita a loro in attesa che lo sciame si manifesti.

Gli A Middle Sex, si diceva: sono in tre, sono inglesi (Manchester per la precisione) e hanno all’attivo un paio di cdr in tutto. “A Muddled Hex” è il più recente dei due, licenziato dall’ottima Blackest Rainbow di Sheffield, ed è un peccato che risalga (sebbene per un pelo) al 2007: fosse uscito qualche settimana dopo, avrei il primo titolo da Pillaloo-playlist di fine anno. Dicevo: niente noise e niente merda-music, sebbene sia fin troppo facile ricondurne le coordinate nei pressi di quel sentimento out che è l’humus su cui fonda tutto l’underground cassettaro dei giorni nostri. Somiglianze e affinità elettive a parte, resta però il fatto che il gruppo inglese sembra situarsi approssimativamente dalle parti di un out rock semi-improvvisato dalle ascendenze sommariamente wave, prediligendo le distanze brevi (i brani sono in media sui due/tre minuti) ed evitando accuratamente eccessi fuori misura. Il loro è un suono spigoloso ma subliminale, rigoroso pur nella sua asimmetria: percussioni, cianfrusaglie elettroniche e chitarre più o meno sconnesse sono gli ingredienti base, così che a uscirne è una specie di riattualizzazione di quel verbo che fu di casa This Heat/Pop Group. Alcuni esempi: Distorted Image è una scheggia free-rock in salsa noise, A Pang of Conscience è un funk slabbrato per macchina scrivente, We Drones un dub tribale che ricorda gli ultimissimi Sightings, la lunga A Muddled Version (dieci minuti) un singhiozzo a salti dagli echi industriali. Tutto è sempre a fuoco, concentrato, direi persino sobrio nonostante l’ovvia patina di sporcizia a ricoprire il tutto, e se un difetto c’è è che l’album dura troppo poco. O forse no: in fondo 32 minuti sono abbastanza, direi. E allora il fatto che questa mezz’ora sembri passare così in fretta, al punto che il lettore è sempre settato sulla funzione repeat, non può che voler dire una cosa: e cosa lo capite da voi, suvvia.

La prima edizione è tirata in sole 55 copie, ma non dovrebbe essere difficile rimediare il cdr presso i soliti distributori specializzati: in fondo gli A Middle Sex sono ancora virtualmente sconosciuti. La speranza è che tocchi riparlarne a breve.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Boh, è un progetto circonfuso di mistero: come ho scritto, non ho capito se si tratta di un singolo o di un collettivo di grafici e neppure la provenienza geografica. Secondo la descrizione delle immagini sull'account di flickr, almeno uno dei loro graffiti è stato fatto ad Ostia, un altro a Torino, gli altri non si sa. L'unica soluzione sarebbe lasciargli un commento sul sito. Si, è roba che andrebbe forte a Spasticalia.
Salute!

Frank/Periodo Bianco

Al ha detto...

scusa l'ignoranza, ma quali sono i soliti distributori specializzati?