19 marzo 2008

Natural Snow Buildings - "Laurie Bird" (Students Of Decay, 2008)

La (non) scena weird è qualcosa di sotterraneo quasi per definizione. Nonostante l’information overload dell’internet era, di segreti nascosti, promesse non mantenute, culti clandestini se ne trovano a vagonate, basta cercarli. Anzi, tra qualche anno, quando il naturale processo di storicizzazione illuminerà, presumibilmente, di una luce nuova quest’indefinibile periodo, non è improbabile (anzi è sicuro) s’incorra nelle “ire moralizzatrici” del consueto saputello revisionista, che senza tener conto del contesto, pontificherà su ciò che non è stato debitamente tenuto in considerazione. Ma un po’ di sospensione dal giudizio? O se volete di sano relativismo? Eh si, costoro ne sono solitamente sprovvisti.

Vabbè, polemiche a parte, veniamo al core del discorso: Natural Snow Buildings.
Allora, a scanso di possibili future mistificazioni è bene parlare (e parlare bene) dei Natural Snow Buildings, misterioso duo francese che è stato capace di forgiare, nell’arco di una manciata di dischi, tra le musiche più stupefacenti degli ultimi tempi.
Si chiamano Mehdi Ameziane and Solange Gularte, e sono fautori di free folk psichedelico e sognante - ma anche oscuro e tribale - di altissima classe. Non nego siano tra i miei ascolti obbligati in questo periodo. Si perchè questa musica è una spirale psichedelica praticamente senza via d’uscita, talmente maestosa che t’irretisce all’istante, anzi quasi ti costringe all’ascolto ripetuto.
In verità, pur mantenendo inalterate queste caratteristiche di fondo, i tre dischi giunti finora al mio orecchio sono abbastanza diversi tra loro. “Ghost Folks” del 2003 era un esordio - ok, pare ci siano un paio di cassettine addirittura precedenti, ma sono realmente introvabili - acerbo ma già tremendamente affascinante, a metà strada tra certo post rock di fine anni ’90 e la prima ondata new weird. Ecco, “Ghost Folks” mi ricorda molto i Mirza Steven Smith e Glenn Donaldson, personaggi fondamentali, questi, per la “costruzione” dell’estetica new weird con il collettivo/etichetta Jewelled Antler. “The Dance Of The Moon And The Sun” del 2006 è un capolavoro. Si, avete ragione il termine in questione oltre ad essere abusato, ha subito svariate derive di senso ultimamente, però non saprei come altrimenti definire questo maestoso doppio album di free folk visionario e fuori dal mondo. Immaginate un impasto di Popol Vuh, Pearls Before Swine, Malicorne, Comus, Ariel Kalma, Emitidi, Witthuser & Westrupp, Deuter, new age malata e non so cos’altro, in un suono un estatico e oppressivo al contempo, pregno di una spiritualità pagana degna dei migliori sacerdoti dell’occulto.

Quindi questo “Laurie Bird” che sposta il limite ancor di più, se possibile. Iniziamo con dire che l’album è dedicato a Laurie Bird, meteora del firmamento cinematografico americano. Interprete di una manciata di film e poco altro, la Bird si suicidò appena venticinquenne nell’appartamento newyorkese del boyfriend Art Garfunkel, il quale ebbe poi a dedicarle il buon “Scissors Cut”.
Dicevamo di un album ancora diverso; Natural Snow Buildings, infatti, qui mollano definitivamente gli ormeggi e si gettano a capofitto nella Kosmische Musik più estatica (e anche radioattiva) che possiate ascoltare di questi tempi, tra gli Ash Ra Tempel di “Join Inn”, il Sergious Golowin “Lord Krishna Von Goloka’ e i White Rainbow di “Prism Of The Eternal Now”
Musica che però va oltre lo sballo freakedelico e anche oltre la semplice trance estatica. Prendete la prima traccia, “Song For Laurie Bird”; insomma sono quarantasei minuti di fascioni che si susseguono e si avviluppano, a formare una cappa dronica di rumori morfinici e traslucidi. E’ quasi un suono trasparente, che invade l’etere, e che se ne impossessa senza colpo ferire. Sembra riesca a saturare lo spazio d’ascolto, inghiottendo come un buco nero, qualsiasi altro significante sonoro alberghi nei paraggi.
Suoni dal quarto, quinto, sesto mondo o non so cosa nella successiva “Cockmotherfighting” colma d’un tribalismo che sconquassa e che ricorda in qualche modo il folk campagnolo, ma fortemente contaminato (di diossina), dei Big Blood. Per chiudere in gloria con il bellissimo salmodiare proto dhrupad di “Orisha’s Laments”,

E non è finita per il 2008. Pare infatti sia già in rampa di lancia un’ulteriore uscita dal titolo “Slayer Of The King Of Hell”, oltre alla ristampa delle vecchie cose. Il tutto a cura di Digitalis Industries e Students Of Decay.
Ecco, giusto per insaporire ancor di più la portata, sappiate che i due sono titolari di un paio di progetti in solo di tutto rispetto: TwinSisterMoon (Mehdi Ameziane ) e Isengrind (Solange Gularte). Be’, anche qui se ne potrebbe parlare all’infinito, e non è detto che non lo si faccia, voi intanto iniziate a preparare le valige e a salutare gli amici, che con Natural Snow Buildings si parte per un viaggio probabilmente senza ritorno.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

a me questo Laurie Bird non è piaciuto particolarmente, ma i Natural Snow Buildings sono troppo grandi.

Infatti speriamo che questo doppio biblico su Students of Decay sia all'altezza delle aspettative.

cmq sempre a far polemiche tu?!

Anonimo ha detto...

Enter the Snowbringer Cult. Lo, behold the great arrival.

http://www.studentsofdecay.com/SoD60-61.htm

Anonimo ha detto...

Non ho ascoltato l'album, ma l'elenco dei numi tutelari è abbastanza impegnativo. Mi fa piacere che ci sia qualcuno a raccogliere il testimone di cotanti maestri.

Periodo Bianco

Anonimo ha detto...

Bellissimo, esiziale anche il nuovo Natural Snow Buildings - Slayer Of The King Of Hell, forse com'è stato detto ancora più oscuro e agghiacciante di Laurie Bird oppure no, è il loro modo di fare musica, free folk seppia con un remoto lumicino This Heat

Antonio Ciarletta ha detto...

si fabio, concordo. slayer... è molto meno sognante. anzi discretamente "terrificante" in alcuni punti. interessante poi il tuo paragone con i this heat...da approfondire.